Vendere in Europa con e-commerce
Vuoi vendere in Europa con un e-commerce?
Sai quali sono le regole per esportare in Europa e le modalità con cui puoi vendere a privati e aziende?
Ci sono dei limiti di vendita in Europa che corrispondono a soglie precise che devi conoscere Hai però anche tante possibilità per raggiungere un target molto vasto sia consumer che business. Scopri in questo articolo tutti i dettagli per essere in regola e aprire il tuo business ad un mercato importante.
Per vendere online Europa devi registrarti nel VIES e compilare il modello Intrastat: ma non solo
Indice
Vendere in Europa con un e-commerce apre le porte ad una serie di mercati che possono incrementare esponenzialmente i ricavi del tuo store online, a patto di farlo correttamente. Ci sono opportunità sia per la vendita a privati che ad aziende. Ci sono però delle prassi precise di fatturazione e devi gestire la spedizione oltre i confini nazionali con dei buoni accordi con gli spedizionieri.
Nel 2020 i consumi dalla vendita al dettaglio si sono spostati dai negozi ai canali di e-commerce. Cresce per esempio la richiesta online di prodotti per l'igiene della casa, gli e-commerce di prodotti alimentari oppure la domanda per polizze assicurative di vita o sanitarie. Crescono anche gli acquisti online di prodotti e accessori per la cura alla persona come rasoi, asciugacapelli, detergenti, creme, dispositivi massaggianti. Salgono inoltre ben sopra il 70% le richieste per farmaci, medicinali, mascherine e tutto ciò che ha a che fare con le cure mediche.
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Questo dimostra che la vendita online riguarda tanto i prodotti quanto i servizi e l'interesse da parte degli utenti a finalizzare gli acquisti sul web si fa sempre più strada. Tra l'altro, per quanto riguarda le aziende di maggiore successo e in crescita in Europa, l'Italia si posiziona seconda per numero di imprese solo alla Germania e prima di Regno Unito e Francia (dal report "FT 1000 Europe’s Fastest Growing Companies 2020", la graduatoria che elenca le mille società europee a crescita maggiore fra il 2015 e il 2018 del Financial Times insieme a Statista).
E’ importante sapere che per poter effettuare operazioni intracomunitarie devi provvedere alla registrazione nell’archivio Vies (VAT information exchange system). Puoi effettuare la richiesta direttamente nella dichiarazione di inizio attività oppure, successivamente, inviando un’istanza all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Inoltre devi compilare il modello Intrastat e inviarlo - mensilmente o trimestralmente a seconda del volume di affari - alle Dogane: in questo documento deve esserci l’elenco di tutti gli acquisti e le cessioni di beni e di servizi effettuati in ambito europeo dal contribuente da e verso un fornitore o cliente titolare di partita IVA.
Come vendere in Europa a privati
Le vendite concluse tra soggetto IVA e consumatore, quindi il privato, all’interno dell’UE, sono assoggettate all’IVA ordinaria italiana (fatturi in pratica con IVA italiana), fino a che, l’ammontare delle cessioni effettuate in un altro Stato membro non ha superato, nell’anno solare precedente, e non supera, nell’anno in corso, il limite massimo di 100.000,00 euro. Se questo limite viene superato, il venditore italiano sarà costretto a identificarsi ai fini IVA nel Paese membro di riferimento e adempiere agli obblighi IVA prescritti nello Stato in questione, applicando l’aliquota prevista al posto di quella italiana sulle cessioni di beni avvenute tramite e-commerce.
In realtà, anche se questo limite non viene superato, il cedente può comunque decidere di richiedere l’applicazione dell’imposta nel Paese di destinazione. Tuttavia questo non avviene spesso perchè aumentano i costi così come la complessità della struttura organizzativa richiesta. In questo caso, il fornitore italiano potrà emettere una sola fattura, valida per entrambi i Paesi (Italia e Stato UE di destinazione), indicando l’imposta estera applicata e inserendo una nota in cui dichiara che si tratta di un’operazione non imponibile richiamando la norma di specifico riferimento. Gli incassi delle vendite devono essere sempre annotati nel registro dei corrispettivi e avrai due obblighi:
- emissione della fattura (salvo esplicita richiesta del cliente) previsto dall’art. 22 D.P.R. n. 633/1972;
- certificazione mediante rilascio di scontrino o ricevuta fiscale.
Vendere in Europa alle aziende
Il B2B online supera in valore il B2C. Le opportunità di vendita sono moltissime tanto che in tutto il mondo si sviluppano e-commerce verticali dedicati proprio al B2B, per una specifica catena di approvvigionamento e crescono B2B globali dove le aziende acquistano e vendono i loro prodotti.
La vendita intracomunitaria di beni B2B è un'operazione non soggetta a IVA nello Stato di origine del bene. Come venditore emetti la fattura senza addebito di IVA (art. 41 Legge 427/93) ma rimangono gli obblighi di conservazione dei documenti su spedizione e pagamento. Quindi si configura come una cessione intracomunitaria non imponibile IVA e pertanto l’acquirente verserà l’IVA nel proprio Paese, emettendo ed integrando la fattura ricevuta secondo la tecnica del “reverse-charge”.
La spedizione è a tuo carico, dal magazzino nazionale verso il cliente finale intracomunitario, con conservazione dei documenti che provano l’avvenuto invio e incasso, oltre alla relativa fattura, nella quale devono esserci anche: codice IVA dei soggetti coinvolti nella transazione, condizioni di consegna dei beni e modalità di trasporto, importo della transazione con relativa valuta.
Gestione dei resi per vendite in Europa
Nel caso di reso di merce da parte del cliente europeo alla tua azienda, devi occuparti dell’esportazione dal Paese estero quindi del rientro in Italia, dichiarando i beni per l’importazione definitiva, oppure adottando la soluzione del rientro in franchigia doganale di cui all’art. 68, c. 1, lett. d, del Dpr 633/1972. In quest'ultimo caso, ai sensi dell’art. 26, c. 2, Dpr 633/1972, puoi:
- emettere nota di credito a storno (totale o parziale) della fattura precedentemente emessa;
- gestire il reso in contabilità generale (e in contabilità di magazzino), provvedendo comunque a rettificare in diminuzione l’ammontare del plafond per il periodo d’imposta successivo.
Limiti di vendita paesi europei
Nella vendita di beni a privati in Europa ci sono dei limiti-soglia che fanno riferimento all’anno precedente e/o in corso che sono previsti nei vari Paesi comunitari, superati i quali bisogna adempiere agli obblighi IVA prescritti nello Stato in questione. Al superamento dei limiti di vendita in Europa, cioè di queste soglie, in uno o più paesi della Comunità Europea dovrai aprire una partita IVA estera in ogni paese in cui si siano superate le soglie previste. Ecco quali sono:
Austria |
€ 35.000 |
Belgio |
€ 35.000 |
Bulgaria |
BGN 70.000 |
Cipro |
€ 35.000 |
Croazia |
HRK 270.000 |
Danimarca |
DKK 280.000 |
Estonia |
€ 35.000 |
Finlandia |
€ 35.000 |
Francia |
€ 35.000 |
Germania |
€ 100.000 |
Grecia |
€ 35.000 |
Irlanda |
€ 35.000 |
Italia |
€ 35.000 |
Lettonia |
€ 35.000 |
Lituania |
€ 35.000 |
Lussemburgo |
€ 100.000 |
Malta |
€ 35.000 |
Paesi Bassi |
€ 100.000 |
Polonia |
PLN 160.000 |
Portogallo |
€ 35.000 |
Regno Unito |
£ 70.000 |
Repubblica Ceca |
CZK 1.140.000 |
Romania |
RON 118.000 |
Slovacchia |
€ 35.000 |
Slovenia |
€ 35.000 |
Spagna |
€ 35.000 |
Svezia |
SEK 320.000 |
Ungheria |
HUF 8.800.000 |
Conclusioni
Il mercato europeo è vasto e variegato ma proprio per questo offre delle opportunità di business sia per il b2c che per il b2b. Stando al di sotto delle soglie previste per ogni paese, puoi vendere in Europa con l’e-commerce senza dover aprire la partita IVA nei paesi di destinazione. In Europa puoi contare su una platea di consumatori che nel tempo ha dimostrato di apprezzare i prodotti made in Italy, ma anche fornitori e altre aziende che vogliono proporre nel proprio mercato la qualità dei prodotti italiani. Devi solo prestare attenzione alla normativa italiana e a quella europea!
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