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Brexit eCommerce: regole fiscali e commerciali per il regno unito 2025

Scritto da Luca Vasirani | 17/09/25 15.18

In che modo le nuove norme fiscali UK influiscono sugli eCommerce?

Ti sei mai chiesto come la Brexit abbia trasformato il mondo delle vendite online verso il Regno Unito?

Sai come districarti al meglio tra le nuove normative fiscali per evitare di cadere in errore e andare incontro a sanzioni esose?

A cinque anni dall'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, le regole fiscali e commerciali continuano a cambiare e a evolversi, creando da un lato nuove opportunità, dall'altro nuove sfide per i proprietari di eCommerce in Italia.

Con questa nostra guida completa ti accompagneremo verso la conoscenza delle regole aggiornate a cui conformarsi, le implicazioni che incidono sulle vendite transfrontaliere e le strategie per ottimizzare spedizioni e documentazione doganale, offrendo soluzioni pratiche per il tuo business online.

Vendite online nel Regno Unito post Brexit: Normative e Soluzioni per il 2025

Le regole fiscali post-Brexit: aggiornamenti sull’IVA nel 2025

Dal 1° gennaio 2021, il Regno Unito non è più parte integrante del mercato unico europeo, e questa scelta denominata Brexit, ha introdotto dei cambiamenti significativi nella gestione dell’IVA per le vendite online. Nel 2025, le normative fiscali si sono ulteriormente affinate, con l’obiettivo di semplificare i processi per gli eCommerce, ma anche di garantire maggiore conformità.

Per le vendite B2C (business-to-consumer) di beni con valore inferiore a 135 sterline, i venditori europei devono registrarsi presso l’HMRC (His Majesty’s Revenue and Customs) per ottenere una partita IVA britannica. Questa registrazione consente di gestire direttamente il pagamento dell’IVA al momento della vendita, evitando costi aggiuntivi per i clienti britannici.

L’IVA standard nel Regno Unito rimane al 20%, ma per determinati prodotti come libri, abbigliamento per bambini o alimenti, si applicano aliquote ridotte al 5% o 0%, richiedendo un’attenta classificazione per evitare errori di calcolo. Per importazioni superiori a 135 sterline, l’IVA viene applicata al momento dell’ingresso nel Regno Unito, e il destinatario potrebbe dover sostenere dazi doganali, a seconda della natura del prodotto.

È fondamentale, quindi, usare la massima trasparenza dei costi finali che l'utente deve sostenere per l'acquisto di un bene, per evitare il problema dei carrelli abbandonati. Per semplificare, molti eCommerce stanno adottando il sistema DDP (Delivery Duty Paid), che include IVA e dazi nel prezzo finale, migliorando l’esperienza d’acquisto del cliente.
Questo approccio non solo riduce le sorprese per il consumatore, ma aiuta anche a mantenere i tassi di conversione elevati, specialmente in un mercato competitivo come quello britannico.

Gestione IVA post-Brexit: come ridurre rischi e costi

Uno degli aspetti critici è la possibilità di nominare un rappresentante fiscale nel Regno Unito per gestire le dichiarazioni IVA. Anche se non obbligatorio per tutti, questo passaggio può rivelarsi di grande aiuto nel ridurre il rischio di errori e eventuali sanzioni.

Gli eCommerce con volumi di vendita significativi dovrebbero valutare questa opzione per garantire conformità e ottimizzare i costi. Ad esempio, un rappresentante fiscale può gestire le dichiarazioni trimestrali all’HMRC, riducendo il carico amministrativo e permettendo al team interno di focalizzarsi su crescita e innovazione.

Inoltre, con l’entrata in vigore del 1° gennaio 2025 delle modifiche all’EU VAT in the Digital Age (ViDA), che influenzano indirettamente le interazioni con il Regno Unito, è essenziale monitorare come queste evoluzioni possano creare divergenze crescenti tra i sistemi IVA europeo e britannico.

Per le imprese che operano su più fronti, questo significa potenzialmente dover adattare i software di gestione fiscale per coprire entrambi i regimi. Riflettendo su questi cambiamenti, è chiaro che la Brexit ha reso il panorama fiscale più frammentato, ma ha anche aperto nuovi percorsi verso soluzioni digitali avanzate.

Piattaforme come Avalara o TaxJar, integrate con Shopify, possono automatizzare il calcolo dell’IVA in tempo reale, tenendo conto delle soglie e delle aliquote aggiornate.

Per un eCommerce italiano medio, che esporta il 20-30% delle vendite verso il Regno Unito, implementare tali tool può tradursi in un risparmio annuo di migliaia di euro in sanzioni e manodopera. Ma non si tratta solo di compliance: si tratta di trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo, assicurando che i prezzi rimangano attraenti rispetto ai concorrenti locali.

Documentazione e codici doganali post-Brexit

Le spedizioni verso il Regno Unito richiedono la produzione di una documentazione doganale precisa per evitare ritardi o costi aggiuntivi imprevisti. Ogni spedizione deve essere accompagnata da una fattura commerciale che dettagli il contenuto, il valore, l’origine dei beni e il codice HS (Harmonized System) per la classificazione doganale.

Questi codici sono essenziali per determinare eventuali dazi applicabili, che variano in base al tipo di prodotto e all’accordo di origine preferenziale previsto dal TCA (Trade and Cooperation Agreement).

Nel 2025, con l’aggiornamento del sistema HS da parte della World Customs Organization, che introduce oltre 350 nuove sottocategorie per prodotti come elettronica e tessili, è imperativo aggiornare i codici per evitare ritardi doganali che possono superare i 10-15 giorni.

Un consiglio pratico

utilizzare piattaforme logistiche integrate che automatizzano la creazione di documenti doganali riduce gli errori e velocizza i processi, permettendo agli eCommerce di concentrarsi sulla vendita piuttosto che sulla burocrazia. Inoltre, collaborare con corrieri esperti nel mercato britannico può fare la differenza, soprattutto per prodotti soggetti a normative specifiche, come alimentari o cosmetici, che richiedono certificazioni aggiuntive come quelle SPS (Sanitary and Phytosanitary) per i beni agricoli.

Nuove regole, tempi di consegna e strategie logistiche

Dal 31 gennaio 2025, il Regno Unito richiede l’Exit Summary Declaration per tutte le esportazioni verso l’UE. In parallelo, per le merci che arrivano dall’UE, sono diventate obbligatorie le dichiarazioni di sicurezza, che devono essere inviate almeno 24 ore prima dell’arrivo della spedizione.  Un altro aspetto da considerare è l’impatto dei tempi di consegna che potrebbero subire delle variazioni in merito ai sudetti controlli.

I controlli doganali possono comportare un ritardo nel completamento della spedizione, quindi è consigliabile comunicare chiaramente ai clienti i tempi stimati e offrire opzioni di tracciamento avanzate. Questo non solo migliora la trasparenza, ma rafforza anche la fiducia tra venditore e cliente.

Esempio di un caso reale

Un eCommerce di moda italiana che spedisce verso Londra. Prima del Brexit, una consegna standard arrivava in 3-5 giorni; ora, con i controlli doganali, può richiedere fino a 7-10 giorni. Adottando un modello di magazzino decentralizzato, con un hub a Manchester o Birmingham, si può ridurre questo gap a 2-3 giorni, aumentando la soddisfazione del cliente del 25% secondo studi recenti del settore.

Inoltre, dal 1° febbraio 2025, codici come 999L per le esenzioni doganali non sono più validi nel Regno Unito, richiedendo l’uso di alternative nazionali nel Customs Declaration Service (CDS). Questo cambiamento, parte di una più ampia armonizzazione post-Brexit, impone alle imprese di rivedere i loro processi IT per integrare questi nuovi codici.

Per i responsabili amministrativi di un eCommerce, ciò significa investire in formazione o software che supportino il CDS, evitando penali che possono arrivare al 30% del valore della spedizione. Riflettendo su quanto scritto, è evidente come la preparazione o formazione non sia solo una questione di conformità, ma di resilienza: un ritardo in dogana può costare non solo denaro, ma anche clienti persi per sempre.

🎯Per approfondire le strategie logistiche internazionali, consulta il nostro articolo recente eCommerce Internazionale: IVA e Dazi Doganali 2025, che evidenzia come ottimizzare i costi doganali per vendite globali.

Le sfide fiscali e doganali post-Brexit

Le vendite verso il Regno Unito rappresentano ancora un’opportunità molto importante per gli eCommerce italiani, grazie alla elevata domanda di prodotti europei. Tuttavia, le barriere fiscali e doganali introdotte dalla Brexit richiedono un’attenta pianificazione. Per esempio, i venditori italiani devono considerare l’impatto dell’IVA britannica e dei dazi sui margini di profitto.

Una strategia efficace è quella di localizzare i prezzi, includendo tutti i costi nel totale mostrato al cliente, per evitare sorprese al momento della consegna. Nel 2025, con la rimozione della soglia di esenzione IVA per importazioni sotto i 22 euro nell’UE (che influenza indirettamente il flusso inverso), le vendite B2C dal Regno Unito verso l’Italia diventano più complesse, richiedendo l’uso obbligatorio dell’IOSS per valori fino a 150 euro.

L’IOSS come strumento di semplificazione

Anche gli eCommerce britannici che vendono in Europa, hanno l'arduo compito di riuscire a superare le barriere imposte dalle nuove normative fiscali. La necessità di registrarsi per l’IVA in uno o più Stati membri dell’UE può risultare abbastanza complicata, soprattutto per le piccole imprese.

Tali complicanze sono gestibili grazie all'entrata in gioco del sistema IOSS (Import One-Stop Shop), che consente di gestire l’IVA per le vendite a distanza in tutta l’UE attraverso un’unica registrazione. Questo sistema, introdotto nel 2021, è diventato uno strumento indispensabile per semplificare le vendite transfrontaliere e ridurre i costi amministrativi.

Per un venditore britannico di gadget tech che esporta in Italia, l’IOSS permette di dichiarare l’IVA una sola volta al mese, evitando registrazioni multiple e sanzioni fino al 10% del fatturato non dichiarato. Le opportunità non mancano: il mercato britannico, con i suoi 67 milioni di consumatori, continua a crescere nel digitale, con un tasso annuo del 12% secondo dati recenti.

Logistica, resi e opportunità di crescita

Le sfide includono la gestione dei resi, che post-Brexit richiedono procedure doganali inverse, aumentando i costi del 15-20%. Una soluzione concreta è implementare politiche di reso DDU (Delivery Duty Unpaid) per importazioni basse, ma per massimizzare la fedeltà, optare per DDP riduce i carichi sul cliente. Riflettendo su questo equilibrio, è chiaro che le imprese che investono in analisi dati – come tool di predictive analytics – possono prevedere picchi di domanda e adattare le scorte, trasformando potenziali ostacoli in flussi di cassa stabili.

🎯Per approfondire la gestione dell’IVA e le normative per operare in Europa, ti consigliamo di leggere i nostri articoli Partita IVA e-commerce: Guida Completa per l'Apertura, la Gestione e gli Adempimenti Fiscali e Vendere in Europa con e-commerce. 

Questi articoli, pubblicati negli anni precedenti, offrono una panoramica dettagliata su come strutturare un’attività online conforme alle normative europee.

Inoltre, le vendite di prodotti digitali, che spesso sfuggono ai dazi ma non all’IVA, richiedono comunque attenzione

🎯Leggi il nostro ultimo approfondimento Vendere prodotti digitali nel 2025: IVA e regolamenti in UE e extra-UE.

Brexit eCommerce: soluzioni concrete per restare competitivi

Per avere successo nel mercato britannico, gli eCommerce devono adottare strategie tali da equilibrare tra loro conformità normativa e competitività.

Ecco alcuni consigli pratici, espansi per una implementazione passo-passo:

  • Automatizza i Processi Fiscali e Doganali: investi in software di gestione fiscale che si integrino con la tua piattaforma eCommerce. Questi strumenti calcolano automaticamente l’IVA, generano fatture conformi e tengono traccia delle normative in evoluzione. Ad esempio puoi gestire le dichiarazioni HMRC in tempo reale, riducendo errori del 90%.
  • Collabora con un Commercialista Specializzato: un esperto in fiscalità internazionale può aiutarti a navigare le complessità del sistema britannico, dalla registrazione IVA alla gestione delle dichiarazioni. Questo è particolarmente importante per le aziende con volumi di vendita elevati. Immagina un dirigente finanziario che evita una multa da 20.000 sterline grazie a un audit preventivo: è il valore di un partner esperto. Cerca professionisti accreditati ICAEW per affidabilità.
  • Ottimizza la Logistica: scegli partner logistici affidabili e con esperienza nel mercato britannico e considera l’opzione di magazzini locali per ridurre i tempi di consegna e i costi doganali. Un magazzino nel Regno Unito può anche semplificare la gestione dei resi. Per un eCommerce di bellezza, questo significa spedizioni in 48 ore invece di una settimana, con un uplift del 18% nelle recensioni positive.
  • Comunica con Chiarezza: Aggiorna il tuo sito eCommerce con informazioni trasparenti su costi, tempi di spedizione e politiche di reso. Questo riduce l’incertezza per i clienti e migliora la fiducia nel tuo brand. Usa pop-up dinamici al checkout per spiegare i costi DDP, aumentando le conversioni del 15%.
  • Monitora le Normative: le regole fiscali e doganali possono cambiare rapidamente. Iscriviti a newsletter di settore o consulta regolarmente risorse affidabili come il blog di Hostinato.it per rimanere aggiornato.

🎯Il nostro recente articolo offre spunti su come integrare l’IOSS con le vendite UK IVA OSS eCommerce: Come Funziona la Dichiarazione per Vendite in Europa.

  • Gestisci i resi e i rimborsi IVA: Post-Brexit, i resi da UK a UE richiedono dichiarazioni doganali inverse. Implementa un portale self-service per i clienti, integrando tool come Returnly, per rimborsare l’IVA solo su beni non usati, ottimizzando i flussi di cassa.
  • Sfrutta gli accordi preferenziali: Sotto il TCA, verifica l’eligibilità per dazi zero fornendo certificati di origine. Questo può ridurre i costi del 5-10% su categorie come automotive o chimica.

🎯Approfondisci anche come usare l’AI per anticipare impatti fiscali Analisi Predittiva eCommerce come Prevedere Vendite e Scorte con l'AI.

Implementare queste strategie richiede un investimento iniziale, ma i benefici in termini di efficienza e soddisfazione del cliente sono significativi. Un'attenta pianificazione di un eCommerce consente di trasformare un apparente svantaggio dato dalla Brexit in un vantaggio competitivo, con la possibilità di conseguire margini più alti e di ridurre i rischi.

Prospettive future: cosa aspettarsi oltre il 2025

Porgendo lo sguardo verso il futuro, è possibile comprendere che le riforme UE come ViDA porteranno a un single VAT registration paneuropeo dal 2028, potenzialmente semplificando le interazioni UK-UE ma accentuando divergenze.

Nel Regno Unito, l'attenzione sul digital reporting per eCommerce potrebbe richiedere integrazioni API con HMRC dal 2026. Per gli imprenditori, questo significa che occorre pianificare già da adesso per non farsi trovare impreparati alle nuove sfide, sarà importante investire in scalable tech per essere pronti ai futuri cambiamenti.

Conclusione 

La Brexit ha indotto una trasformazione dell'assetto gestionale dell’eCommerce, ma con una formazione continua e aggiornamenti costanti, tutte queste sfide che si pongono all'orizzonte possono trasformarsi in grandi opportunità

Adottando soluzioni come l’automatizzazione dei processi fiscali, la collaborazione con esperti del settore e una comunicazione trasparente verso il cliente, il tuo business può ottenere solidi successi nel mercato britannico.

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